| One shot<3
…ma poi la principessa Peach lo incontra di nuovo il principe Meringa?
Blair giocherellava con una ciocca dei suoi capelli perfetti. Accomodata su una poltrona, fissava un punto aldilà della finestra, aldilà di Central Park, che si estendeva proprio sotto il suo appartamento. Giocava con quella ciocca, svogliata, assorta.
Doveva finire di leggere un libro. Doveva farne una relazione. Eppure girarsi quei capelli tra le dita era l’unica cosa che sarebbe davvero stata in grado di fare.
Assente. In attesa.
Impossibile non riconoscere il rumore dell’ascensore che sfrecciava verso la porta d’ingresso. Blair ebbe un sussulto.
Le sue narici si riempirono di zucchero filato e palloncini colorati.
Clack. Con un botto, la porta d’ingresso scattò e Dorota fece il suo ingresso nel salotto illuminato dalle spaziose finestre a vetri. Non era vestita come al solito. Non portava la tenuta da cameriera, ma una camicia decorata e una gonna a pieghe. I capelli raccolti nell’immancabile chignon.
“Dorota…?” una nota d’urgenza nella voce.
“Miss Blair, è proprio qui” la tranquillizzò subito, come se sapesse esattamente quello che stava per dire, ma sottovoce, e Blair si chiese quale fosse il motivo.
In quello stesso momento due manine si posarono sui suoi occhi. Blair fece solamente finta di stupirsi, perché sapeva con limpida chiarezza il nome del responsabile. “Chi sono?” una vocetta esclamò, contenta.
Ancora un minuto gli resse il gioco, poi afferrò il bimbo e se lo mise sulle ginocchia. Gli fece scorrere una mano tra i capelli scurissimi e gli baciò la fronte.
“Quanti giri hai fatto sugli autoscontri?”
“Centocinquanta milioni e cinquecento!!” tornava sempre esausto quando Dorota lo accompagnava al parco dei divertimenti. Il bimbo spalancava gli occhioni a ogni domanda di Blair, e gli raccontava nei dettagli esattamente quali giochi aveva fatto e quanti lecca-lecca aveva assaggiato. Dorota scompigliò i capelli del bimbo e si congedò da Blair. Era esausta molto più di lui e si ritirava nelle sue stanze.
“Sei stanco, piccolo?” Blair lo condusse per mano verso la sua stanzetta. Sorrise appena e la guardò scuotendo la testa “La storia, la storia! Mami, siamo rimasti nel punto più bello!”
“Non so fare le voci, ti avviso” rispose lei, divertita.
Mentre il bimbo si buttava a pesce sul letto, suonò forte il campanello.
“Aspettami qui, eh?” Blair si diresse verso la porta dietro cui Chuck Bass era in attesa.
Un lungo momento in cui si osservarono, sulla porta. Si scrutarono, parlandosi senza muovere le labbra, un alfabeto ignoto a ogni altro.
“Che ci fai qui?” gli disse, inclinando la testa.
“Sono venuto per la favola della buonanotte” sorridendo, il bimbo gli era già corso incontro. Già in braccio. “Daddy, sei venuto! La mamma non le sa fare le voci, e poi confonde Groover con Elmo”
“Imperdonabile” ironico, entrò in casa con disinvoltura, con il bimbo in braccio.
“Ti conviene darti una mossa” il tono di Blair era duro, quasi cattivo.
“Non disturberò più del necessario” promise lui, un poco rabbuiato. “Ma dobbiamo parlare”
“No, non c’è niente da dire, così non si può andare avanti” il tono diventava sempre più perentorio.
“Proprio di quello dobbiamo parlare” sembrava talmente ovvio.
Il piccolo seguiva la discussione muovendo la testa come se stesse seguendo una partita di ping pong particolarmente avvincente, ma pericolosa.
Chuck lo portò in camera e gli rimboccò le coperte. Le scarpe di Blair ticchettarono fino al salotto, lasciandoli soli, dopo una veloce buonanotte.
Durante il racconto, il bimbo pendeva dalle sue labbra. Il dolce sussurro della sua voce dava a ogni storia, buffa o meravigliosa che fosse, un sapore di mistero e fascino.
“…e conquistò non solo tutto lo spazio, ma anche la meringa alla frangola ricoperta di panna che la principessa Peach gli aveva promesso. Fine.” Chuck scopigliò i capelli del bimbo. Tutti amavano scompigliare quei capelli. Capelli di seta, come quelli di sua madre. I capelli che Chuck amava accarezzare. I capelli con cui amava giocare.
Due occhi in cui rivide le stesse sfumature che vedeva da una vita allo specchio lo fissavano, curiosi.
“Ma… ma poi la principessa Peach lo incontra di nuovo il principe Meringa?” chiaramente ancora non aveva sonno.
“Te lo racconto domani. Mi sa che ti conviene dormire prima di farla infuriare” ammiccò in direzione del salotto.
“Ma… ma… è tanto arrabbiata, ancora?” Chuck non amava vederlo così triste.
“Stanca, arrabbiata… non lo so piccolo. Certe volte… certe volte c’è bisogno di un momento di pausa, per ricaricarsi. Ma lo sai com’è fatta. Devi solo dormire tutta la notte. Domani ti sveglierai e sarà tutto a posto. Te lo prometto.”
“Promesso promesso?” e avvicinò la manina, per stringere la sua.
“Promessa d’onore” e si strinsero la mano.
La fronte del bimbo sentì il terzo paio di labbra, quel giorno, posarsi sulla sua fronte. Fu quello che gli piacque maggiormente. Fresco, veloce.
Chuck gli tirò le coperte più su possibile e fece scattare l’interruttore della luce. Sussurrò qualcosa al piccolo, che però aveva già serrato gli occhi, impaziente che arrivasse la mattina dopo.
Chuck si chiuse la porta dietro di sé e si incamminò a testa bassa nel salotto.
Sulla porta di materializzò Blair. “Ci hai messo una vita”
“Non è vero” disse, calmo.
“Chuck, dobbiamo assolutamente parlare, questa situazione è terribile non si può andare avanti così, dobbiamo trovare un compromesso…” cento parole al minuto, gesticolando terribilmente.
Chuck le si avvicinò, le prese i polsi tra le mani, e la baciò.
Contro il muro. Con passione. Blair sentì le labbra fresche sulle sue. Quasi a volerle chiedere di fare silenzio. “Non piace nemmeno a me mentire, cosa credi?” disse tra un respiro e l’altro. “Mi ha promesso che non si alzerà per tutta la notte”
Stetti, avvinghiati l’uno all’altro. Blair rispondeva al suo bacio, non vedeva l’ora.
“Quello che mi spaventa” un bacio sul collo “è che prima o poi si faccia delle domande” la mano scendeva lungo la schiena.
“Tipo?” riuscì a dire Blair.
“Tipo come mai litigate ogni venerdì sera e poi fate pace puntualmente al sabato mattina” le sorrise di sghembo, consapevole che l’affermazione l’avrebbe fatta ridere. “Come mai mi fate promettere di starmene buono nella mia camera senza disturbare quando litigate, cose così”.
Le luci erano tutte spente, l’unica fonte di luce proveniva dalle vetrate. Le luci di New York donavano alla stanza un colorito pallido blu, viola e argento. Le luci si riflettevano sui capelli di Blair facendoli quasi luccicare al buio.
“Se hai un’idea migliore per farlo smettere di saltellare sono qui che ascolto”
“Se fino a tre secondi fa dicevi che volevi trovare un compromesso?!” sinceramente divertito, Chuck continuava a tenerla stretta a sé.
Blair appoggiò la testa sul suo petto “Ma gli mentiamo spudoratamente, Chuck! Dobbiamo impegnarci a trovare un altro modo. Dobbiamo…” la frase rimase soffocata dal labbro superiore di Chuck, che si infilò a forza nella bocca di lei.
Lei non protestò e si fece guidare delicatamente verso la loro camera da letto. “Domani” dissero entrambi, all’unisono, o forse lo pensarono soltanto.
Spotted.
Chuck Bass e Blair Waldorf mentono ancora. Nessuna novità. Troveranno il compromesso? E la principessa Peach lo incontra di nuovo il principe Meringa?
Mandatemi tutti i dettagli.
And who am I? That’s one segret I’ll never tell.
You know you love me.
Xoxo, Gossip Girl
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